Il catastrofismo che incombe al livello mondiale, si sa, trova terreno fertile nel senso di colpa, personale e collettivo.
Purtroppo, per molti di noi, questo senso di colpa si trasforma in qualcosa di paralizzante: ogni mattina accendiamo il pc, e leggiamo che la catastrofe sta avanzando su tutti i fronti - l'ultima oggi sulla home page del corriere, ci spiega che tra pochi anni non avremo più un grammo di ghiaccio in Artico e Groelandia.
E di fronte a un evento di proporzioni così abissali, uno che dovrebbe fare ? La prima reazione che questo tipo di notizie ingenera è l'idea di chiudersi dentro casa e aspettare la catastrofe, cercando se possibile un luogo sicuro nel quale rintanarsi.
Sarebbe invece molto più utile e intelligente - pensiamo - battere il ferro sulle cose da fare, su quello che anche noi, tutti, possiamo fare, per arricchire, per rendere più umana la nostra presenza su questo pianeta, e darci un futuro.
E' quello che in molte parti, per fortuna, si sta già facendo, con poca eco mediatica.
Una delle frontiere prossime, è sicuramente quella di 'dare informazioni'. In modo tale che chiunque, per esempio, possa sapere, conoscere, valutare, l'impatto dei suoi comportamenti privati e pubblici sull'ambiente.
E' una piccola cosa, che se diffusa servirebbe a molto.
A Londra la campagna One Planet future valuta l'impatto di cibo, viaggi, casi, beni voluttuari. In Australia, quelli di Men of the Trees fanno da ben ventisette anni i conti in tasca ai consumatori, inducendoli a una virtuosa 'legge del contrappasso': hai inquinato tot, pianta tot. Eh sì, perchè il sito della loro associazione: http://www.carbonneutral.com.au/ consente di impiantare - al prezzo di 16,5 dollari - un nuovo albero, corrispondente alla quantità di Co2 bruciata. Finora sono già trenta milioni gli alberi 'adottati' con questa operazione. Non male, no ?
In italia ci sta provando http://www.impattozero.it/
E' già un inizio.
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