sabato 29 dicembre 2007

I rifiuti di Napoli e l'inceneritore tedesco. Una vicenda esemplare.


Non facciamo altro che parlare di ambiente, in Italia. Parlare, appunto.

La vicenda dei rifiuti campani che sta agitando le digestioni natalizie di molti, che da quelle parti devono fare i conti con i miasmi delle tonnellate di 'monnezza' lasciate a putrefare in mezzo alle strade, appare emblematica, di come siamo ridotti qui, nel nostro paese, in fatto di utilizzo razionale del territorio e di rispetto dell'ambiente.

E' di ieri la notizia che Remondis, la più grande azienda tedesca di smaltimento dei rifiuti, è disponibile a realizzare un inceneritore per bruciare tutta l'immondizia della Campania, producendo elettricità.

In realtà, Remondis è solo la punta del fenomeno: oltre-Brennero hanno capito da tempo - non sono geni, sono solo persone 'pensanti' - che l'incenerimento dei rifiuti è un business.

Remondis, per realizzare il nuovo impianto, che potrebbe smaltire in tempi assai brevi i 5.000.000 di 'ecoballe' (blocchi di immondizia impacchettata) che attendono di essere smaltiti in Campania, chiede un contratto di 15 anni.

E' più che probabile che qualche amministratore pubblico, per risolvere la faccenda penosa dei rifiuti sballottati di qua e di là, e degli inceneritori nostrani che nessuno vuole 'sotto casa', finirà per firmarlo quel contratto.

Così si continuerà nel vittorioso trend adottato negli ultimi 14 anni: nei quali l'Italia ha gettato al vento qualcosa come 2 miliardi di Euro. Eh sì, perchè esportare mondezza all'Italia costa, e costa parecchio: costa per l'esattezza 215 euro per tonnellata (comprensivi di trasporto via treno oltr'Alpe sui treni della EcoLog).

In Campania, poi, costa ancora di più: Il commissario per l'emergenza (c'è anche questo, ovviamente, in Italia, un commissario per l'emergenza), spende da un minimo di 290 euro a un massimo di 1000 euro la tonnellata per smaltire la spazzatura nelle discariche della Campania.

Ma all'estero, direte voi, che ci guadagnano ?

Beh, all'estero, non sono scemi per niente. Remondis costruirà il nuovo inceneritore in un'area tra la Renania e il Lussemburgo. E questo inceneritore produrrà elettricità. Elettricità doppiamente 'pulita', senza disboscare, senza estrarre da cave o pozzi. Elettricità che in parte i tedeschi terranno per loro, e in parte rivenderanno a paesi limitrofi, ricavandone profitto.

Insomma, saremo proprio noi - come già facciamo attualmente - a fornire ai tedeschi, pagando di tasca nostra, la materia prima per fare energia elettrica !

Non è tipicamente italiano tutto questo ?

martedì 25 dicembre 2007

Benedetto XVI a Natale: La Terra è maltrattata.


Buon Natale a tutti i lettori del Blog di Cristianiperl'ambiente !
L'umanità è così «occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro, per il prossimo, per il povero, per Dio».
Benedetto XVI ha appena pronunciato queste parole, durante la Messa di Natale, in Piazza San Pietro.
E nell'Omelia, anche un forte richiamo ai temi abientali, temi ai quali questo pontificato sembra davvero molto sensibile.
Ispirandosi alle parole di Luca sulla natività di Cristo nella stalla di Betlemme, dopo che Giuseppe e Maria non avevano trovato posto in un albergo, Ratzinger ha preso spunto per denunciare una società «troppo occupata con se stessa», da non lasciare nulla per l'altro «per il prossimo, per il povero, per Dio».
Ma la stalla, secondo il Papa, rappresenta anche la terra «maltrattata», un 'immagine sempre più attuale - ha osservato Ratzinger - in un mondo «inquinato e minacciato per il suo futuro», a causa «dell'abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza alcun riguardo».
Ecco il passo integrale, della Omelia di Benedetto XVI, sulla quale sarà bene, forse, meditare tutti, cattolici e non, atei e non, comunque sia cittadini di questo mondo:
Gregorio di Nissa, nelle sue omelie natalizie ha sviluppato la stessa visione partendo dal messaggio di Natale nel Vangelo di Giovanni: "Ha posto la sua tenda in mezzo a noi" (Gv 1,14). Gregorio applica questa parola della tenda alla tenda del nostro corpo, diventato logoro e debole; esposto dappertutto al dolore ed alla sofferenza. E la applica all’intero cosmo, lacerato e sfigurato dal peccato. Che cosa avrebbe detto, se avesse visto le condizioni, in cui si trova oggi la terra a causa dell’abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza alcun riguardo? Anselmo di Canterbury, in una maniera quasi profetica, ha una volta descritto in anticipo ciò che noi oggi vediamo in un mondo inquinato e minacciato per il suo futuro: "Tutto era come morto, aveva perso la sua dignità, essendo stato fatto per servire a coloro che lodano Dio. Gli elementi del mondo erano oppressi, avevano perso il loro splendore a causa dell’abuso di quanti li rendevano servi dei loro idoli, per i quali non erano stati creati" (PL 158, 955s).
Così, secondo la visione di Gregorio, la stalla nel messaggio di Natale rappresenta la terra maltrattata. Cristo non ricostruisce un qualsiasi palazzo. Egli è venuto per ridare alla creazione, al cosmo la sua bellezza e la sua dignità: è questo che a Natale prende il suo inizio e fa giubilare gli Angeli. La terra viene rimessa in sesto proprio per il fatto che viene aperta a Dio, che ottiene nuovamente la sua vera luce e, nella sintonia tra volere umano e volere divino, nell’unificazione dell’alto col basso, recupera la sua bellezza, la sua dignità.
Così Natale è una festa della creazione ricostituita. A partire da questo contesto i Padri interpretano il canto degli Angeli nella Notte santa: esso è l’espressione della gioia per il fatto che l’alto e il basso, cielo e terra si trovano nuovamente uniti; che l’uomo è di nuovo unito a Dio. Secondo i Padri fa parte del canto natalizio degli Angeli che ora Angeli e uomini possano cantare insieme e in questo modo la bellezza del cosmo si esprima nella bellezza del canto di lode. Il canto liturgico – sempre secondo i Padri – possiede una sua dignità particolare per il fatto che è un cantare insieme ai cori celesti. È l’incontro con Gesù Cristo che ci rende capaci di sentire il canto degli Angeli, creando così la vera musica che decade quando perdiamo questo con-cantare e con-sentire.Nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i tempi; per questo lì s’accende la gioia; per questo lì nasce il canto.
Alla fine della nostra meditazione natalizia vorrei citare una parola straordinaria di sant’Agostino. Interpretando l’invocazione della Preghiera del Signore: "Padre nostro che sei nei cieli", egli domanda: che cosa è questo – il cielo? E dove è il cielo? Segue una risposta sorprendente: "…che sei nei cieli – ciò significa: nei santi e nei giusti. I cieli sono, sì, i corpi più alti dell’universo, ma tuttavia corpi, che non possono essere se non in un luogo. Se, però, si crede che il luogo di Dio sia nei cieli come nelle parti più alte del mondo, allora gli uccelli sarebbero più fortunati di noi, perché vivrebbero più vicini a Dio. Ma non è scritto: ‘Il Signore è vicino a quanti abitano sulle alture o sulle montagne’, ma invece: ‘Il Signore è vicino ai contriti di cuore’ (Sal 34[33],19), espressione che si riferisce all’umiltà. Come il peccatore viene chiamato ‘terra’, così al contrario il giusto può essere chiamato ‘cielo’" (Serm. in monte II 5, 17). Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l’umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra.
Con l’umiltà dei pastori mettiamoci in cammino, in questa Notte santa, verso il Bimbo nella stalla! Tocchiamo l’umiltà di Dio, il cuore di Dio! Allora la sua gioia toccherà noi e renderà più luminoso il mondo. Amen.
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martedì 18 dicembre 2007

Il ritorno al nucleare - Una necessità ?


Adesso ci sarà di sicuro chi dirà che loro parlano perchè fanno nient'altro che i loro interessi. Ma invece un buon dato di crescita nella responsabilità e nella consapevolezza di questo paese si avrebbe anche - e molto - con il rispetto dell'opinione degli altri, e soprattutto con la cancellazione del pre-giudizio, che ormai delegittima a priori l'interlocutore a prescidere di qualunque cosa dica.


"Parla bene del Nucleare ? Certo, è il suo interesse ! "


E' un modo di ragionare molto grezzo, e molto dannoso.


Invece, la giornata di studio promossa dall'Associazione Italiana Nucleare (Ain) che si è tenuta ieri a Roma, ha presentato dei dati davvero molto interessanti, se solo si decida di leggerli:


Il primo è che l'energia elettrica in Italia costa fino al 45% in piu' rispetto al resto d'Europa, e il nostro paese dovra' pagare da qui al 2012 ben 55 miliardi di euro per rispettare il protocollo di Kyoto a causa del fatto che non riusciamo a diminuire i gas serra anche per i combustibili fossili utilizzati per produrre energia !


"In queste condizioni - ha dichiarato il segretario dell'Ain Ugo Spezia - si rischia veramente il declino economico - mentre con quegli stessi soldi si potrebbero costruire otto reattori nucleari di terza generazione che hanno emissioni molto piu' basse''.

Il secondo dato importante è che nel resto del mondo ci sono 439 reattori in esercizio, 33 in costruzione (11 in Europa) e 94 in fase di progettazione. L'Italia partecipa ad iniziative internazionali di ricerca sia in ambito europeo che mondiale, come il progetto Gnep (Global Nuclear Energy Partnership) del Dipartimento dell'Energia americano. Inoltre alcune industrie italiane, come ad esempio l'Ansaldo Nucleare, partecipa a numerosi progetti per centrali all'estero, dalla Romania alla Cina agli stessi Usa.


Ma paradossalmente, questa tecnologia, che è nostra, noi non la possiamo utilizzare per migliorare e difendere la qualità e la quantità della nostra energia.


Ma è possibile proseguire su questa strada ??

sabato 15 dicembre 2007

Chiusa la Conferenza di Bali - Avanti Tutta a Piccoli Passi !


Sembra che anche a livello mondiale, le conferenze obbediscano ad una regola precisa: più grandi e monumentali sono, e più 'piccolo' è il risultato che partoriscono.


E' il vecchio tema dell'elefante e del topolino.


Ma - dicono in molti - 'qualcosa' è sempre meno di 'niente'.


E allora prendiamo in mano i risultati di questa mega conferenza di Bali sull'ambiente la cui conclusione proprio per le difficoltà di redigere il testo frutto di un faticosissimo compromesso, è stata spostata ad oggi, e portiamocela dietro nel 2008, come segnale incoraggiante per il futuro.


Le sorti del nostro pianeta stanno a cuore a tutti, non solo agli ecologisti. Ed è bene che le grandi manovre comincino appena possibile, per cambiare le linee di uno sviluppo mondiale che appare sempre meno sostenibile.


L'accordo raggiunto a Bali vede da una parte l'Ue, i cui Paesi hanno fatto notevoli passi in avanti nel taglio delle emissioni nocive,che spingevano per un accordo che chiedesse alle nazioni in via di sviluppo di tagliare le emissioni tra il 25 e il 40 per cento nel 2020 rispetto ai livelli del 1990.


Ma a questi obiettivi si sono opposti gli Stati Uniti, forti anche dell'appoggio di Giappone, Canada e Russia.


Le differenze tra Usa e Ue erano complicate dalla presenza di un altro importante gruppo, i Paesi più poveri e quelli in via di sviluppo: l'economia di India e Cina stanno facendo di questa area geografica quella che produrrà a breve le quantità piu corpose di gas serra.


Il documento finale non ha quindi stabilito alcun obbligo sulle emissioni di gas serra ma ha fissato tutta una serie di punti e tasselli per tracciare il cammino da qui al 2009, quando sarà firmato un nuovo protocollo di Kyoto, più ambizioso di quello attuale, che dovrà essere firmato a Copenhagen nel 2009 e avrà effetto a partire dalla fine del 2012.


Sembra che questo accordo non sia disprezzabile. Non è cioè un rinvio, ma qualcosa di concreto che stabilirà il cammino - passo dopo passo - per arrivare ad un accordo vero, e non fittizio come quello di Kyoto, i cui obiettivi e i cui termini sono stati smentiti già il giorno dopo la sua firma.


E' un futuro incerto. Ma forse meno incerto. E' un dialogo difficile, quasi impossibile, tirato da egoismi di parte e interessi di parte, come sempre nelle storie umane. Ma è pur sempre un dialogo, cioè qualcosa.

lunedì 10 dicembre 2007

Ambiente - L'Italia che non c'è




Che politica in fatto di ambiente ? Ma forse dovremmo dire: che politica ? E basta. Il nostro è un paese dove la politica latita. Non latita - ahinoi - la chiacchiera dei politici, che imperversa ovunque. Ma la politica, quella vera, quella alta e nobile, ahinoi, latita eccome. E non da adesso.




In questo paese, non siamo certo qui a scoprirlo, vige in ogni dove, a livello politico, la buona norma dell'improvvisazione. Che è il contrario della politica. La politica, in Italia, serve o per (tentare di) riparare a qualche danno, o per adottare qualche provvedimento che l'attualità indica come necessario, anzi imprescindibile.




Non c'è mai, o quasi mai, una vera progettualità, in Italia. Si vive alla giornata, si campicchia, sulla base di miriadi di decreti e decretini che limano, smussano, regolamentano, delimitano, scontano, condonano, depenalizzano, sanzionano a gettone, e per quanto serve alla durata di una legislatura (se mai per puro miracolo si riesce ad arrivare alla fine di essa).




I buoni propositi, nella politica italiana, sono pari soltanto ai fallimenti annunciati, e puntualmente maturi, alla fiera dei conti. Un caso emblematico, la patente a punti che sembrava la panacea, ma era anch'essa una semplice 'pecetta', e come 'pecetta' oggi si manifesta, in mancanza di un serio piano di prevenzione e di controllo sulle strade, che ogni giorno spuntano il loro bollettino di guerra e di morti.




Così tristemente avviene anche nella materia che dovrebbe starci più a cuore, l'ambiente, dal quale tutto il resto proviene (salute, lavoro, benessere, futuro). In Italia non c'è o non c'è mai stato un progetto a lungo termine sull'Ambiente.




Ogni governo che si succede non fa che sterilmente assecondare gli umori più o meno agitati o più o meno sopiti delle varie componenti della propria maggioranza: un condono di là, una pista ciclabile di qua, e vai col tango.




Intanto, in congenita mancanza di un serio piano di programma a lungo termine su Ambiente ed Energia, il nostro paese è sempre più ai margini dell'Europa, sempre più dipendente dall'OPEC, sempre più fragile, sempre più arretrato, sempre più povero delle sue ricchezze ambientali (qualcuno un giorno o l'altro dovrebbe scrivere sui nostri giornali cosa sono diventate le nostre campagne, cosa i nostri boschi o le nostre montagne, sempre meno piene di vita (animale e umana), sempre più silenziose, sempre meno produttive).




Adesso da noi, in fatto di Ambiente ed Energia, sembra arrivato il tempo del pentimento: qualcuno comincia ad occuparsi delle scelte fatte (avventatamente, e sempre sulla base di spinte emotive, mai sulla base di progetti, di piani razionali) nel passato.




Ma anche questo tempo sembra molto fatuo. Anche oggi, come sempre, si discute molto e si fa poco. Molto poco.




Cosa manca ? Mancano, forse, le 'Accademie'. Sì, avete capito bene, le 'Accademie'... Ma non le accademie nel senso di Università. Le accademie nel senso 'vichiano', quelle accademie che nobilitano l'agire umano, che attraverso l'intelligenza e la razionalità, attraverso le istituzioni pubbliche, incastonano l'uomo al centro della natura, e rendono la natura feconda e produttiva grazie all'opera dell'uomo.




Questa intelligenza in Italia sembra veramente merce rara, e ce n'è grandemente bisogno. Perchè questa era (e siamo sicuri lo è anche ora, nonostante tutto) la patria dell'intelligenza. L'intelligenza che faceva scrivere a Giambattista Vico, intellettuale e filosofo, uno dei padri del pensiero moderno:




L'ordine delle cose procedette:


che prima furono le selve, dopo i tuguri,


quindi i villaggi, appresso le città,


finalmente l'accademie.




Ecco noi siamo fermi alle città. Ci mancano tanto le accademie..




martedì 4 dicembre 2007

Mistero: Il Ghiacciaio Perito Moreno non arretra, ma avanza.


Per capire quanto ancora frammentarie e contraddittorie siano le nostre conoscenze in fatto di ambiente, e di clima, basta considerare un dato che è appena stato rilevato con sicurezza di documentazione dalla comunità scientifica.


Sembra infatti che geologi ed esperti ambientali argentini abbiano appurato che il ghiacciaio patagonico del Perito Moreno, uno dei più grandi del mondo con 257 km quadrati, e assai famoso anche per fini turistici, non arretra, anzi avanza inesorabilmente, anno dopo anno.


Il gigante bianco continua infatti ad avanzare nelle acque del Lago Argentino, avvicinandosi cosi' sempre di piu' alla costa della penisola di Magellano.

Al momento le ipotesi valutate dagli scienziati sono tre: che il suo drenaggio interno stia
cambiando, fatto che aumenta il volume del ghiaccio e quindi il suo avanzamento; che i movimenti sismici ricorrenti accelerando i suoi movimenti, agevolino lo scivolamento; o che gli avanzamenti siano in qualche modo legati alla corrente di El Nino.
Tutte e tre queste ipotesi però - finora - non hanno trovato nemmeno un elemento di prova.


Ed è abbastanza singolare che con tutte le conoscenze che possediamo - che possiedono i nostri scienziati occidentali e orientali - un fatto tutto sommato marginale come questo - e così in controtendenza rispetto ai catastrofici scenari mondiali immaginati - resti del tutto inspiegabile.

lunedì 3 dicembre 2007

Al via la sfida di Bali.


Sono molte le aspettative per il vertice mondiale sul clima che si è appena aperto a Bali, Indonesia. Molti i punti all'ordine del giorno, ma soprattutto bisognerà capire da subito 'che aria tira', se cioè ci sia una volontà emergente di stabilire un dialogo tra le esigenze contrapposte tra paesi ricchi e paesi poveri.


Non si può non essere in generale diffidenti nei confronti di tavoli 'globali', di organizzazioni così complesse che spesso si muovono come elefanti e che altrettanto spesso partoriscono topolini.


Ma disperare non è il nostro stile, e dunque staremo a vedere. Intanto, anche per fornire un piccolo memorandum a chi non sa ancora bene di cosa si parla e di cosa si decide, ecco un'esauriente scheda dei dati e dei temi sul tappeto a Bali, appena tracciato dall'agenzia Ansa, sul sito www.ansa.it


Si apre oggi a Bali in Indonesia la 13/a Conferenza internazionale sul clima che vede riuniti i Paesi firmatari della Convenzione sul clima del 1992. In contemporanea si svolgerà la 3/a Conferenza delle Parti che serve come incontro delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP 3). Da una parte l'Ue che vuole target di stabilizzazione della Co2 per stoppare l'aumento della temperatura a 2 gradi dall' altra gli Usa contrari a impegni vincolanti. Cina e India rivendicano il diritto allo sviluppo. Attesi in tutto 6.000 partecipanti. Ecco gli obiettivi della Conferenza secondo gli esperti:

- COSA PUO' PRODURRE LA CONFERENZA: è necessario un significativo passo avanti, nella forma di una tabella di marcia, per un nuovo accordo internazionale post-2012 su un' ulteriore azione globale contro i cambiamenti climatici. La Conferenza di Bali dovrebbe mettere in moto il processo verso la definizione di tale accordo. Per evitare un gap temporale tra il termine del primo periodo del Protocollo di Kyoto ed un successivo accordo, è necessario che le negoziazioni vengano completate nel 2009, per lasciare poi ai Governi nazionali il tempo necessario per la ratifica (entro al fine del 2012);

- ELEMENTI PRINCIPALI: a Bali bisognerebbe concordare non solo la tempistica ma anche l'agenda. Le Parti dovrebbero concordare le aree principali che il nuovo accordo dovrà coprire, come la mitigazione (inclusa la deforestazione evitata), ma anche l'adattamento e gli aspetti tecnologici e finanziari. I Paesi industrializzati dovranno continuare svolgere un ruolo di leader nella riduzione delle emissioni di gas serra, in base al principio della "responsabilità comune ma differenziata". Bisognerebbe offrire ai Paesi in via di sviluppo incentivi per incoraggiarli ad applicare tecnologie pulite, ed aiutarli a minimizzare i costi delle emissioni da deforestazione. Adattamento e mitigazione devono andare di pari passo nella risposta ai cambiamenti climatici.

- FATTORI DI SUCCESSO: si potrà affermare che la Conferenza Bali avrà avuto successo se deciderà di avviare le negoziazioni su un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici post-2012, se concorderà un'agenda per le negoziazioni, e se stabilirà una scadenza per il completamento delle negoziazioni stesse. Non ottenere questo rappresenterebbe un fallimento.

- OBIETTIVO E' PREPARARE DOPO KYOTO Sostituire e a migliorare gli accordi di Kyoto: è questo il principale obiettivo che si pone il summit di Bali, la 13esima conferenza internazionale sul clima che di è aperta questa mattina sotto l'egida dell'Onu e a cui partecipano 190 delegati, rappresentanti dei paesi firmatari della Convenzione sul clima del 1992. Secondo gli organizzatori, le due settimane di negoziati potranno essere considerate un successo se getteranno le basi per un accordo post 2012, quando scadrà quello firmato a Kyoto. Chiedendo ai paesi partecipanti uno sforzo collettivo, il segretario esecutivo della conferenza, Yvo de Boer, ha detto che "toccherà ai paesi sviluppati dare il buon esempio, visto che le nazioni in via di sviluppo devono contemporaneamente combattere la povertà". I due grandi nodi da sciogliere sono la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra, e la scaletta delle priorità per l'accordo che sostituirà quello firmato a Kyoto nel '97. Boer ha poi suggerito ad Australia e Stati Uniti di aiutare gli altri paesi invece di imporre sanzioni contro di loro. E' la prima volta che l'Australia partecipa alla conferenza sul clima in quanto l'ex premier conservatore John Howard ha sempre rifiutato di firmare il protocollo di Kyoto, mentre il neo eletto premier laburista Kenvin Rudd, che come primo atto da capo del nuovo governo ha ratificato il protocollo segnando subito la differenza con il suo predecessore in fatto di clima, parteciperà alla conferenza con ben quattro ministri, l'ex rock star Peter Garrett (ministro per l'Ambiente), Penny Wong (risorse idriche con delega per 'Kyoto'), Wayne Swan (Tesoro) e Simon Crean (Commercio). La partecipazione dell'Australia ha isolato gli Stati Uniti, che ancora rifiutano di firmare il protocollo.

- IL PUNTO Sì storico dell'Australia al Protocollo di Kyoto. Si apre così, con una svolta di enorme valore politico per il futuro degli accordi salva-clima, la 13/a Conferenza sui cambiamenti climatici al via oggi a Bali, e fino al 14 dicembre, in Indonesia, e che vede riuniti 190 paesi con la partecipazione di 10.000 persone in totale. L'annuncio è arrivato direttamente all'inizio dei lavori del summit mondiale e per l'Australia c'é stato un'ovazione da parte dei delegati con un lungo applauso a scena aperta per la decisione del neo eletto premier laburista australiano Kevin Rudd. Oltre a Kyoto, l'Australia stupisce tutti con la presenza, per la prima volta in quasi 11 anni, al summit delle Nazioni Unite sul clima. A rappresentare Canberra ci saranno l'ex rock star Peter Garrett, ministro per l' Ambiente, Penny Wong, ministro per le risorse idriche con delega per "Kyoto", il ministro del Tesoro Wayne Swan e quello del Commercio Simon Crean. La firma del documento che dà il via alla ratifica del Protocollo di Kyoto e la presenza dell' Australia a Bali ha ulteriormente isolato gli Stati Uniti, che ancora rifiutano di firmare. Secondo gli organizzatori, le due settimane di negoziati potranno essere considerate un successo se getteranno le basi per un accordo post 2012, quando scadrà quello firmato a Kyoto. I due grandi nodi da sciogliere sono la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra, e la scaletta delle priorità per l'accordo che sostituirà quello firmato a Kyoto nel '97. Chiedendo ai partecipanti uno sforzo collettivo, il segretario esecutivo del summit, Yvo de Boer, ha detto che ''toccherà ai paesi sviluppati dare il buon esempio, visto che le nazioni in via di sviluppo devono contemporaneamente combattere la povertà". La 13/a Conferenza internazionale sul clima vede riuniti i Paesi firmatari della Convenzione sul clima del 1992. In contemporanea si svolgerà la 3/a Conferenza delle Parti che serve come incontro delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP 3). L'Ue chiede target di stabilizzazione della Co2 per stoppare l'aumento della temperatura a 2 gradi. Gli Usa sono contrari a impegni vincolanti. Cina e India rivendicano il diritto allo sviluppo. (fonte Ansa).