A corredo del nostro post di ieri, riteniamo molto interessante ascoltare il parere di uno dei massimi esperti del settore, in Italia, Marco Ricotti, docente di Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano. Queste sono le sue dichiarazioni rilasciate oggi all'agenzia AGI:
Supporto teorico alla ricerca e tecnologico alla sperimentazione concreta degli impianti.
Questo il ruolo che il nostro paese puo' svolgere nell'ambito della 'Global nuclear energy partnership' (Gnep).
Questo il ruolo che il nostro paese puo' svolgere nell'ambito della 'Global nuclear energy partnership' (Gnep).
"Non basta mettere a disposizione soltanto il nostro patrimonio di conoscenze, ma occorre fare sperimentazione con i nostri laboratori. Comunque spetta all'Italia decidere come e quanto partecipare alla Gnep".
Parla Marco Ricotti, docente di Ingegneria nucleare del Politecnico di Milano. La Gnep, infatti, lascia a ogni paese aderente la possibilita' di stabilire le modalita' di partecipazione. Ricotti spera, pero', che l'Italia colga pienamente quest'opportunita'.
"L'Italia - ha sottolineato l'ingegnere nucleare - puo' fare molto non solo sul piano teorico e di progettazione. Ci sono tanti laboratori sperimentali con cui poter fare ricerca. Tra questi c'e' sicuramente il Siet di Piacenza che e' uno dei 3-4 laboratori al mondo in grado di simulare componenti e sistemi nucleari di ampissime dimensioni. Un altro laborotorio sperimentale e' quello dell'Enea a Brasimone.
Quest'ultimo in passato si e' occupato della sperimentazione di reattori a sodio. Poi con gli anni le ricerche si sono concentrate sui reattori a piombo. Le ricerche che potrebbero svolgersi all'interno di questo laboratorio sono di molti tipi: fluidodinamico, termoidraulico, sui sistemi di sicurezza sui materiali. La sede di Brasimone dell'Enea e' gia' inserita nei circuiti internazionali ed europei per lo studio di metalli liquidi. E poi potrebbe essere rimesso in funzione il laboratorio dell'Enea alla Casaccia".
Ma per Ricotti anche le universita' possono fare la loro parte. "Ci sono alcuni laboratori all'interno di alcuni atenei, come quello di Pisa e di Torino. L'Universita' di Milano, dove sono docente, si appoggia al Siet di Piacenza. Poi c'e' il Leap, il laboratorio di energia e ambiente di Piacenza, che si occupa anche di fare ricerca sulla carbon sequestration e sul settore delle biomasse".
Ma per Ricotti l'Italia deve stare attenta a non farsi intralciare da ostacoli burocratici. "I punti critici che l'Italia dovra' affrontare se vuole entrare pienamente in questa partneship sono principalmente due. Il primo riguarda la questione dei finanziamenti. Spero che non sia soltanto il ministero dello sviluppo economico a sostenere l'iniziativa. Oltre agli investimenti privati, anche il ministero dell'universita' e della ricerca dovrebbe supportare questo progetto. Se decidiamo di entrare in questa iniziativa internazioanale dobbiamo farlo bene.
Un altro punto critico e' quello della necessita' di realizzare almeno un deposito superficiale temporaneo dei rifiuti. Anche se grazie a questo accordo le scorie radioattive potrebbero essere smaltite fuori dal nostro paese, e' auspicabile che almeno in Italia ci sia un deposito non permanente. L'accordo di cooperazione prevede infatti che ci siano paesi con competenze pluriennali in grado di fornire combustibile e tecnologia, ad esempio impianti nucleari piu' semplici e compatti, e altri paesi in grado di ospitare in un apposito sito reattori per bruciare il combustibile di altri paesi".
Ricotti non ha escluso che l'Italia possa fare entrambe le cose. "Solo che non c'e' la volonta' politica per entrare pienamente in questo settore. Secondo me, e' piu' ragionevole, nonche' scientificamente corretto, che un gruppo di esperti individuino un sito per un deposito temporaneo superficiale".
Siamo in fase di approvazione di finanziaria. Chissà che qualcuno non ascolti la voce nel deserto dell'Ing. Ricotti...
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