Ci voleva l'intervento del Presidente del Consiglio Romano Prodi alla inaugurazione ieri a Roma del Ventesimo Congresso Mondiale dell'Energia, per far accorgere improvvisamente, anche molti quotidiani italiani, oggi, che la questione 'nucleare' non sembra più rinviabile, specie nel nostro paese.
Le statistiche sono impietose: i consumi nazionali di energia in Italia dipendono, come è noto, per il 43% dal petrolio (tra le percentuali più alte di tutto il mondo occidentale), e per il 36% dal gas, praticamente tutte e due insieme, l'80% del nostro fabbisogno.
Negli altri paesi dell'area occidentale, l'energia nucleare continua a prodursi, con tecniche sempre più sofisticate, e con rischi sempre minori riguardanti il problema dell'eliminazione delle scorie.
Gli Stati Uniti producono ormai il 29,2% di energia nucleare su scala mondiale. La Francia, il 16,3%. Seguono Giappone (11%), Germania (5.9%), Russia (5.4%), Corea (5,3%) e Canada (3.3%).
L'Italia con il referendum di vent'anni fa ha deciso 'una volta per tutte'.
Ma adesso è il Premier stesso che chiede 'più ricerca sul nuovo nucleare'.
Non è sempre tardi per cambiare idea, ma questa volta siamo molto vicini al 'tardi', anzi sembreremmo ancor più vicini al 'fuori tempo massimo'.
Ma forse il nostro paese è proprio quello dove le scelte vincenti (nel calcio è una nostra specialità) arrivano sempre in 'zona cesarini'.....
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