lunedì 26 novembre 2007

Robert Redford Vs. Al Gore.



Sembra che neanche il Nobel per la Pace abbia avuto il potere di 'sdoganare' Al Gore dalla immagine di perdente. Visto che continuano a piovergli critiche da tutte le parti, dall'estero (in Italia è proprio di ieri la durissima esternazione di Reinhold Messner, l'alpinista più conosciuto al mondo) e dagli Stati Uniti.


Fa una certa impressione leggere oggi il commento di Robert Redford, attore, regista, produttore, direttore e inventore del Sundance Film Festival e da sempre eroe dell'area 'liberal' americana, progressista e ambientalista (chi potrà mai dimenticare film come 'Corvo rosso non avrai il mio scalpo' ?).


Intervistato dal periodico britannico «New Statesman» Redford ci va giù durissimo contro l'ex candidato alla Presidenza Americana, accusandolo di essere un vero opportunista:


«Non era facile essere a favore dell’ambiente agli albori del movimento - dice Redford parlando della sua militanza ecologista che risale al 1969 - perché quelli erano giorni nei quali i produttori di greggio e petrolio controllavano gran parte dello show della propaganda . A quell'epoca parlare dell’energia solare significava essere tacciati di essere degli estremisti. »


Gore all'epoca non c'era proprio, dice Redford, e anzi queste tematiche non lo interessavano per niente. Ma allora come è nato, secondo il divo Redford questo impegno ambientalista di Gore, e perchè ?


«Gore sta facendo un sacco di soldi, è immerso nella sua belle époque, nel suo momento eroico» è la risposta secca, «per Gore deve essere stato davvero duro soffrire la sconfitta alla elezioni presidenziali del 2000 e dunque ha scelto un’altra strada per tornare sotto i riflettori: l’ambiente».


E aggiunge: «Dietro ad Al Gore ci sono molti soldi perché nell’amministrazione Clinton girava tanto denaro ed è grazie a questo che Al Gore è riuscito a costruirsi la nuova campagna, facendo proprio il tema giusto al momento giusto».


Non credo si tratti di una qualche ritorsione personale. Redford è personaggio rimasto sempre estraneo a giochi di potere, e noto per dire sempre quello che pensa.

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